L’incanto dei tappeti berberi non sta soltanto nelle tinte e nelle forme o nel processo di lavorazione, ma nella storia che contengono. Le decorazioni infatti nascondono un linguaggio. La tradizione vuole che il tappeto sia una sorta di codice segreto da decifrare, e prenda le sue forme dall’incontro e dal ruolo che ha la sessualità, espressione della fertilità, i cui motivi geometrici, i tratti, le losanghe e i colori diventano un linguaggio che nasconde la vita segreta della donna berbera che l’ha tessuto.
I tappeti così diventano sorta di libri, e contemporaneamente misteri meravigliosi da tenere in salotto. Le donne che li cucivano , come fossero messaggi nella bottiglia, nascondevano nei tappeti le proprie passioni.
È assolutamente avvincente osservare come gli artisti marocchini, in particolare nella decorazione dei tappeti, si siano dovuti esprimere in uno spazio fortemente circoscritto, dove la creatività ha dovuto “arrangiarsi” e trovare il proprio spazio all’interno di limiti enormi. La cultura islamica infatti impediva di rappresentare la figura umana. Da qui l’esasperazione del decoro che nella cultura marocchina ha raggiunto vette sublimi, dall’accostamento dei colori alla scelta delle linee, creando un’arte fondamentalmente geometrica, ricchissima di dettagli e affascinante. Sempre di buon gusto.
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